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Immagine del redattoreArmando Di Bucchianico

ARISTOTELE: UNIVERSALIZZAZIONE e INCLUSIONE

Oggi parliamo spesso della fondamentale differenza tra concetti come quelli dell'inclusione, dell'integrazione, della segregazione o dell'esclusione. E, come si fa ormai per moltissimi aspetti della nostra tanto evoluta quando primitiva società, ancora più spesso non riusciamo a stabilire un degno criterio per rispettare le nostre promesse e i nostri propositi sull'attuazione di determinati concetti.



Ma è davvero così complesso comprendere ed applicare tali "norme" di rispetto e convivialità che, di base, dovrebbero essere naturali e automatiche in una società come la nostra, che ospita strutture ben più complesse?

A quanto pare no! E Aristotele ci diceva ciò già dal 4º secolo a.C.

Lui, infatti, in una delle sue opere nelle quali esprimeva la sua opinione sull'espressione artistica, ci parla del concetto di universalizzazione che, stando alle sue accurate descrizioni, sarebbe sinonimo, in qualche modo, alla nostra attuale inclusione.

"Quando si parla di universalizzazione - dice il filosofo - non s'intende affatto tipizzazione, cioè ridurre le singole personalità a degli standard in cui tutti possano riconoscersi. Universalizzare significa scegliere i tratti significativi di un carattere, e dargli così un senso totalizzante: farlo diventare rappresentativo di intere classi di individui".

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