È difficile trovare una traduzione esatta per il concetto di ὕβϱις in italiano. Se proprio volessimo tradurla, allora potremmo dire che il significato ad avvicinarsi maggiormente è quello di insolenza o, meglio ancora, tracotanza. Come ci dice anche la Treccani, nella cultura greca antica è anche personificazione della prevaricazione dell’uomo contro il volere divino: è l’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, e come tale viene punito dagli dèi direttamente o attraverso la condanna delle istituzioni terrene. Un buon esempio è quello di Prometeo (sul quale è già stato scritto un articolo sul blog), ma anche l'Odissea descritto da Dante.
Quest'ultimo personaggio dantesco, infatti, pecca di ὕβϱις tentando di oltrepassare le Colonne d'Ercole, limite e confine invalicabile imposto dagli Dei. C'è da sapere, però, che l'Ulisse dantesco è solo un mezzo che il Sommo poeta utilizza per descrivere il più grande peccato di ὕβϱις in tutta la sua Divina opera: ovvero il suo di aver affrontato un viaggio nel mondo dei morti da vivo.
Molti cospiratori dicono infatti che non sia un caso che Dante morì poco dopo aver concluso la stesura della Commedia, ma, ovviamente, questa è solo una futile teoria.
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