Una delle poche cose rimaste invariate sin dalla nascita dell'umanità è l'amore.
Parlando di antica Grecia, tutti sanno che ci si innamorava anche a quei tempi (anzi, l'amore era forse anche più libero di com'è oggi; se volete approfondire, recuperate l'articolo del blog dedicato a tutte le sfumature di amore in greco antico) e, come ci si innamorava, poteva anche capitare che tra due persone non ci si piacesse più.
Per risolvere questo genere di situazioni di infelicità, ad Atene venne ripreso ed evoluto un concetto mesopotamico: una forma primordiale di divorzio.
Nell'antica Atene, infatti, dopo l'introduzione di questa possibilità, la donna poteva essere lasciata in qualsiasi momento dal marito. Il marito, per "divorziare" con la propria donna, doveva semplicemente recitare il rito in presenza di un minimo di due testimoni. Così facendo, la donna doveva tornare nella propria casa paterna ed era libera di riportare con sé i propri gioielli e i propri averi più preziosi, insieme ad una serva/schiava di famiglia da consegnare al proprio padre.
La grande evoluzione di Atene fu che anche la donna aveva il diritto di "divorziare" dal proprio marito e, quindi, di tornare libera; in quest'ultimo caso, però, doveva sottoporsi a lunghe pratiche burocratiche e, sebbene rarissime volte, la sua richiesta di "divorzio" poteva anche essere rifiutata dallo stato.
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