top of page
Immagine del redattoreArmando Di Bucchianico

KAOS: la NUOVA "ANTICA" GRECIA su NETFLIX

La Premessa

Kaos è una serie televisiva britannica del 2024 prodotta da Netflix e ideata da Charlie Covell. Si tratta di una serie di genere drammatico, commedia nera e mitologico, ispirata alla mitologia greca.

Jeff Goldblum interpreta il protagonista, Zeus, e Stephen Dillane il narratore, Prometeo.


La Trama

In un presente alternativo, nel quale nella Grecia attuale continua a esistere la venerazione degli dei classici e ad avvenire eventi quali celebrazioni pubbliche, sacrifici e feste in onore degli dei, Zeus vive con Era sul Monte Olimpo, come un uomo contemporaneo, con tutti gli agi e i vizi del caso. La storia è narrata da Prometeo, come da mitologia incatenato ad una rupe mentre un'aquila gli mangia il fegato ripetutamente, che nonostante tutto viene convocato quotidianamente da Zeus per fargli da confidente e amico, e si sofferma su un gruppo di umani mortali destinati a rovesciare il regno despotico di Zeus, violento, egoista e vendicativo.





La Retrospettiva

I miti dell'antica Grecia, le leggende e i nomi altisonanti della religione politeista greca ancora oggi, in un certo qual modo, mantengono un particolare fascino fra gli studiosi e gli appassionati. E se una visione del genere fosse del tutto vera e proiettata nella nostra attualità, così da generare un mondo alternativo in cui l'umanità è costantemente sottomessa e governata da entità divine al di sopra di tutto e così profondamente ramificate da gestire ogni singolo aspetto del quotidiano vivere di ognuno? Questa è l'idea alla base di Kaos, nuova serie Netflix disponibile in catalogo dal 29 agosto 2024. Sfruttando il fascino di un cast magnetico, il racconto seriale ideato da Charlie Covell si muove sinuoso seguendone i volti, le espressioni e una particolare cura narrativa che oscilla continuamente fra il sacro, il profano, il leggero e soprattutto l'umano.Non a caso, è proprio il volto iconico di Jeff Goldblum a catturare nell'immediato, sfruttando un'arroganza quasi naturale e celebre fra i suoi fan per portare sul piccolo schermo uno Zeus che sa come attirare fin dalla campagna di marketing. In parallelo, troviamo subito la fotografia e i colori di un lavoro che è sia familiare per alcune cose, sia inaspettato e intrigante. Quale occasione migliore per riflettere sul rapporto fra umanità e religione? Fra esseri umani e tutti quei simbolismi che da sempre ci trasciniamo dietro e con cui tendiamo a entrare in contatto/contrasto in un gioco di ruoli coerente con le ere che ci hanno condotto al nostro presente? Infatti fede e debolezze sono due costanti di Kaos.


Un mondo simile e allo stesso tempo differente

Kaos è ambientata nella città di Creta, trasponendone l'essenza in chiave moderna e attuale. In un contesto del genere, le persone continuano a venerare gli antichi Dei greci, che non hanno mai smesso di gestire le sorti dell'umanità e del mondo intero, governandone le modalità e le caratteristiche dall'alto della loro immortalità.

In questa metropoli specifica, però, alcuni fedeli e infedeli stanno per scoprire qualcosa che potrebbe per sempre cambiare il corso degli eventi e delle leggi con cui sono cresciuti, e mentre Zeus (Goldblum) viene offeso durante la festa di Olympia, cominciano a svilupparsi alcuni eventi e trame connesse proprio con la sua storia e con quella delle altre divinità al suo fianco. Da un affronto diretto al Padre degli Dei si generano una serie di storie che si muovono in parallelo, connettendosi al concetto di Fato e di profezie, di amore e di forza di volontà, in un mondo in cui il libero arbitrio pare essere un dettaglio insignificante e un mezzo per controllare le persone. Partendo dal timore tutto personale di un'antica profezia, Kaos racconta dell'ipocrisia di alcune divinità e del tentativo di trovare una luce che sia vera in un mondo artificialmente gestito da Dèi infantili.


Attualizzare pur mantenendone l'appeal

Uno dei tratti più interessanti di Kaos risiede nella sua capacità di plasmare i miti che tutti conoscono, o che comunque si sono trovati a studiare in ambito scolastico, attualizzandone le caratteristiche in maniera credibile e affascinante. Nella coerenza di un lavoro come questo si sviluppano i punti fermi di un mondo con regole tutte sue, storie e nomi altisonanti, trasformati ma sempre e comunque riconoscibili. Offrendo agli spettatori un contesto del genere, caratterizzato da elementi familiari e del tutto inediti, si muove un racconto che non ha bisogno di troppi dettagli per esplicarsi e coinvolgere fin da subito, rielaborando il conosciuto in chiave moderna.

Da qui la coralità di Kaos e la scelta di sviluppare gli eventi principali su più fronti, affidando ogni cosa all'ambientazione e alla caratterizzazione dei protagonisti. Questi ultimi sono fondamentali e immediati, complice la loro scrittura e le interpretazioni di un cast che funziona dalla prima all'ultima puntata. Andando oltre il contesto narrativo, infatti, è proprio nello scolpire i volti di una storia fra il leggero e l'ispirato che ci si lascia pienamente coinvolgere in ciò che accade, in simbiosi con un particolare appeal che rinfresca invece di cancellare (ricordando da vicino il modus operandi visto nei libri di Percy Jackson; impossibile non pensare a loro per alcune cose di Kaos. Per approfondimenti vi rimandiamo alla nostra recensione di Percy Jackson, arrivato su Disney+ di recente sotto forma di serie tv).La scelta di affidare la storia ai personaggi principali risulta vincente non appena si entra nel mondo di Kaos, mettendo in mostra una particolare cura fusa al gusto indiscutibile per l'estetica formale di un lavoro che si nutre delle immagini e dei colori diversi di volta in volta e di volto in volto. Nell'inquadrare l'indole cromatica della serie Netflix, ci si ritrova coinvolti in un vero e proprio viaggio alla scoperta di qualcosa che va oltre le stesse vicende rappresentate. La curiosità nel comprendere come avranno realizzato quella o quell'altra cosa... oppure chi sarà chi... la dice lunga sul fascino di un racconto piuttosto calibrato anche in termini di ritmo e di equilibrio tra inventiva scritta e figurativa.

Nel connubio fra cura estetica e narrativa esplode senza mezze misure l'imperfezione tipicamente umana, pervadendo ogni singolo sviluppo di Kaos. Andando oltre i ruoli che ognuno dei personaggi ricopre, divini e non, il confronto fra dèi e uomini cede presto il passo ad alcune domande più profonde e universali, capaci di andare facilmente oltre lo stesso piccolo schermo: esiste il fato? C'è modo di prendere in mano il proprio destino? In un mondo governato direttamente dalle divinità, qual è il confine tra fede e controllo tirannico? Cosa accade all'uomo senza religione e, una vita del genere è accettabile?

Comments


bottom of page